venerdì 31 dicembre 2010

ANCORA COSTITUZIONE ITALIANA E DIRITTI

Oggi, 31 dicembre 2010, dopo un lungo periodo di silenzio, ricomincio a scrivere riferendomi in sintesi a quanto scrivevo su questo blog il 30 gennaio 2010.
Come recita l’art. 1 della nostra Costituzione, “l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La nostra patria non è fondata sugli interessi di manager corrotti e di politicanti, ma su diritti inalienabili, tra cui la formazione, su cittadini che partecipano e che costruiscono il loro futuro, sostenuti e garantiti dallo stato democratico. “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Non certo come delega assoluta della propria intelligenza e della propria volontà ai ducetti di turno.
Quanti cittadini italiani si stanno impegnando a difendere i diritti proclamati nel 1948 dalla Carta costituzionale, dopo decenni di orribile sudditanza a poteri antidemocratici? Quanti sanno difendersi dal parassitismo politico che invoca tagli e sacrifici a danno dei più deboli (bambini e giovani che non possono accedere, come il popolo grasso, all’istruzione privata a pagamento), mentre non prevede alcun taglio agli sprechi della macchina della politica, della burocrazia, dell’impresa collusa? Quanti cittadini sanno ovunque riconoscere e condannare la propaganda populista? speriamo non siano pochi, a parte gli studenti universitari.
L’art.3 recita, parlando di libertà e uguaglianza “… È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Per essere liberi e uguali oggi è indispensabile sapere come rendere effettiva la rimozione degli ostacoli di cui sopra, rappresentati spesso dai nostri governanti,i quali sperano di ridurre così noi e i nostri figli a truppa di pecore impaurite e devote al capo, come effetti della crisi globale. Forse si dovrebbe riscrivere l’articolo aggiungendo a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” quelli "di ordine partitico, burocratico e collusivo” .
Nell’art.9 si legge: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Non c’è bisogno di ricorrere agli esempi più clamorosi di degrado e di abbandono dei siti archeologici o ambientali che la stampa, a degrado compiuto, deplora con accenti di lutto intollerabili. Dove erano le agenzie e i cronisti mentre si perpetrava tutto questo?
Se non c’è un’inversione di tendenza rispetto al “tutto e subito” dell’edonismo imperante e del feticismo degli oggetti, indotto da un mercato drogato attraverso spot che decretano l’audience dei programmi più imbecilli della programmazione televisiva pubblica e privata; se non si torna alle attività produttive non finalizzate allo spreco, al consumo irrazionale, all’inquinamento, ma vicine ai bisogni e alle vocazioni di ciascun territorio, cosa ci resta da sperare?
Domani parleremo di vocazioni del nostro territorio, quello jonico- etneo.
E di speranza.

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